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L’Ambasciatore Yih al Convegno LIDU per il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo

L’Ambasciatore Yih al Convegno LIDU per il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo

Convegno: contro ogni pregiudizio o discriminazione. Informazione libera e responsabile.

12 dicembre 2008

 

Il Rappresentate di Taipei in Italia, Amb. Yih Jung-tzung ha partecipato al convegno organizzato dalla LIDU (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo) in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, intitolato “Contro ogni pregiudizio o discriminazione. Informazione libera e responsabile. Il Convegno è stato presieduto dal Presidente Nazionale della LIDU, On. Alfredo Arpaia, che ha letto il messaggio di saluto inviato dal Presidente Emerito della Repubblica Sen. Francesco Cossiga. Sono seguiti i saluti del Prof. Guido Ravasi, Segretario Generale della Fondazione Europa Dragan, del Giudice Costituzionale Prof.ssa Maria Rita Saulle, e dell’Amb. Yih. Il tema del convegno è stato sviluppato negli interventi del Sen. Luigi Compagna, docente di Storia delle Dottrine Politiche all’Università LUISS Guido Carli, del Prof. Edoardo Tommaso Frosini, docente di Diritto Costituzionale all’Università “Suor O. Benincasa”, del Dott. Franco Siddi, Segretario Generale della Federazione Nazionale Stampa Italiana, e dell’On. Massimo Teodori, storico e docente di Storia e Istituzione degli Stati Uniti all’Università di Perugia. Il convegno si è concluso con la cerimonia di assegnazione del Premio Paolo Ungari 2008 al giornalista e scrittore Dott. Arrigo Levi.

 

Discorso di saluto dell’Amb. YIH Jung-tzung

 

“Il tema scelto per questa celebrazione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è la libertà e responsabilità dei mezzi d’informazione.

Come Rappresentante della Repubblica di Cina a Taiwan, ed ex Vice Ministro per l’Informazione, vorrei dirvi qualcosa sulla situazione nel mio Paese, uno di quei Paesi che, 60 anni fa, approvò e proclamò questa Dichiarazione così importante per la storia dell’umanità intera.

Il concetto di libertà di stampa è stato storicamente percepito in modo diverso nelle società occidentali ed orientali. Non soltanto il confucianesimo ha segnato l’evolversi della società taiwanese: forse più che da esso, nel corso degli ultimi secoli, “l’isola Formosa” ha assorbito molto dalle culture dei Paesi che l’hanno avuta sotto il proprio dominio, dal Giappone ai Paesi Europei. E questo ha reso il mio Paese in un certo senso una realtà unica non paragonabile ad altre esperienze dei Paesi dell’area.

Per i Paesi asiatici la sopravvivenza e la prosperità della nazione sono sempre state le priorità nella vita nazionale. Tale tradizione culturale va in direzione opposta rispetto alla concezione occidentale dei mass media come “cane da guardia”, ma Taiwan ha cercato di bilanciare i diritti individuali con la disciplina di gruppo, differenziandosi così dal resto del continente.

Oggi a Taiwan la stampa è libera: la Costituzione afferma la libertà di espressione e di stampa ed il governo garantisce il godimento di tali diritti. Secondo il rapporto sui diritti umani del Dipartimento di Stato americano del 2007 la stampa taiwanese è “vigorosa ed attiva”.

Tale sviluppo della democrazia e del rispetto dei diritti umani è giunto ad un livello che solo due o tre decenni fa si sarebbe ritenuto impossibile, in una società che per molti anni aveva dovuto convivere con la legge marziale.

Ci sono oggi 1.303 agenzie di stampa registrate a Taiwan. La più vecchia di esse, la “Central News Agency”, fondata nel 1924 e diventata nel 1996 l’agenzia di stampa nazionale, ha corrispondenti in ogni città e contea di Taiwan e in una trentina delle città estere principali, compresa ovviamente Roma.

2.126 sono invece i quotidiani registrati a Taiwan, che hanno raccolto però nel 2007 solo il 12,2% della pubblicità sui media, il 7% in meno dell’anno precedente, principalmente a causa del potente sviluppo dei media su Internet. Ci sono inoltre 5.613 testate giornalistiche, 9.905 case editrici e 7.375 case discografiche.

Le 29 stazioni radio che trasmettevano nel 1993 sono oggi diventate 178, ed i canali televisivi sono oltre 155, 110 dei quali offerti da 61 società nazionali, ed i restanti 45 da 16 società estere.

Prendendo in considerazione la dimensione del suo territorio e la sua popolazione, la Repubblica di Cina a Taiwan può pertanto definirsi come una società altamente competitiva nel campo dei mezzi di comunicazione di massa.

Dal 2006, con un cambiamento che va a favore di una maggiore imparzialità dei media, un organo politicamente indipendente, la Commissione Nazionale per le Comunicazioni, ha sostituito il Ministero per l’Informazione nella regolamentazione della programmazione ed il conferimento delle licenze per le televisioni via cavo.

Come ho già detto, le libertà di parola e di stampa sono garantite dalla nostra costituzione, ed attualmente l’ambiente mediatico di Taiwan è conosciuto come uno dei più liberi dell’Asia orientale.

Le conquiste di Taiwan in questo campo hanno ricevuto ampi riconoscimenti anche a livello internazionale: nella classifica stilata per il rapporto “Freedom of the Press 2008” prodotto dall’organizzazione per i diritti umani americana Freedom House, Taiwan è risultata al primo posto in Asia per il secondo anno di seguito e 32° fra i 195 Paesi considerati dalla ricerca, rientrando così nella categoria “paesi con stampa libera” insieme a Paesi avanzati dell’Europa e dell’America come Finlandia, Svezia, Germania, Stati Uniti, Canada e Regno Unito.

Ovviamente anche nel mio Paese tali conquiste di democrazia e rispetto della libertà di espressione e di stampa sono state segnate da aspetti in qualche maniera negativi: tra tutti, una smodata ricerca del sensazionalismo ed una “ipercommercializzazione” dei mass media. Di questo anche gli addetti ai lavori si sono presto resi conto, e ora stanno cercando in qualche modo di porvi rimedio, mediante la creazione di un sistema imparziale di autocontrollo della categoria, allo scopo di rendere i giornalisti e i media più capaci di adempiere il loro ruolo sociale di guida e critica responsabile.

Mentre Taiwan può quindi essere obiettivamente definita un faro della libertà di stampa in Asia, inaspettatamente il diritto del popolo taiwanese ad accedere ad una informazione piena ed imparziale ha mancato di essere riconosciuto però a livello internazionale.

Proprio in seno all’organizzazione che, più di qualunque altra, dovrebbe difendere la libertà ed i diritti umani universali, cioè le Nazioni Unite, il mio popolo, 23 milioni di taiwanesi, vede negati i propri diritti alla partecipazione nella comunità internazionale, sebbene l'articolo 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che oggi celebriamo sostiene che “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione … [e] Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene …”. Spero tutti voi vi rendiate conto del fatto che la Repubblica Popolare Cinese non può in alcun modo assolvere questo compito in nome e per conto del popolo taiwanese.

Speriamo che il recente mutamento, possiamo dire storico, nelle relazioni fra la Repubblica di Cina (Taiwan) e la Repubblica Popolare Cinese, sebbene abbia riguardato soltanto accordi tecnici (voli diretti e quotidiani tra le due sponde dello Stretto di Taiwan, collegamenti marittimi e cooperazione in materia di sicurezza alimentare), non sia che l’inizio di una più vasta apertura della Cina continentale verso il mondo.

Siamo certi che la condivisione con i nostri “vicini di casa” dell’altra sponda dello Stretto di Taiwan della nostra esperienza di sviluppo politico, economico, sociale e culturale porterà senz’altro nella Cina continentale un’influenza più che positiva sulla liberalizzazione della società cinese per un maggiore rispetto dei diritti umani al suo interno.

Mi auguro che questo breve resoconto sulla libertà di stampa e sui diritti umani, visti dalla prospettiva di un Paese tanto lontano geograficamente ma vicino per ciò che riguarda il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo, sia stato di vostro interesse.”

 

義大利_News-Attivita-2008.12.12(2)